Il Risorgimento in Lucchesia

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Fin dalla sua fase aurorale, Lucca e le sue terre hanno avuto una parte attiva nel processo di unificazione nazionale.

Nella città murata, hanno operato in senso patriottico, diversi per sensibilità e orientamenti, le parole, gli scritti e l’esempio della famiglia cotenna di monte S. Quirico, dei fratelli Borrini nel Compitese, di Antonio Mazzarosa, di Luigi Fornaciari, di Luisa Amalia paladini, di Matteo Trenta, mentre nuclei decisamente orientati in senso nazionale-unitario si costituivano a Barga, Coreglia, Pietrasanta.

La libertà di stampa e l’istituzione della guardia civica (1 Settembre 1847) furono i significativi successi del movimento riformatore lucchese che si inserì a pieno titolo nella “primavera “dei popoli” italiana ed europea.

Il mito di Pio IX, Papa liberale, agì potentemente nella città delle mura: i cortei popolari assomigliavano a processioni; il tricolore veniva deposto come una reliquia sacra su altari improvvisati; i sacerdoti prendevano pubblicamente la parola, mescolando gli ideali religiosi con quelli nazionali e costituzionali.

Un clima destinato a svanire insieme alle speranze neoguelfe, ampiamente diffuse in tutti gli strati sociali. intanto, lo stato lucchese cessava di esistere come tale: i lucchesi diventarono prima, inopinatamente, toscani, poi, nel breve volgere di pochi anni, italiani.

Tante e importanti novità tutte insieme, che Lucca rielaborò ora con fatica, ora con esiti culturalmente avanzati e di grande modernità.