Vittorio Emanuele II

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Carlo Ademollo - L'incontro di Teano

(Torino 1820 – Roma 1878). Re di Sardegna dal 1849 al 1861 e re d’Italia dal 1861 al 1878 è figlio e successore di Carlo Alberto. Sale al trono in un momento di grande difficoltà per lo Stato e la dinastia sabaudi. Pesava la sconfitta di Novara (23 III 1849) e la radicalizzazione delle passioni politiche: la Camera rifiutava di approvare la pace di Milano. Vittorio Emanuele II mantenne lo Statuto, sciolse le Camera e con una palese forzatura della volontà dell’elettorato (proclama di Moncalieri, 20 XI 1849) riuscì a far eleggere un parlamento a maggiranza moderata. Non ostacolò le leggi Siccardi, di chiaro contenuto antiecclesiatico approvate durante il ministero D’Azeglio (1849- 1852). Dopo iniziò una lunga collaborazione con il nuovo presidente del Consiglio Camillo Cavour che conobbe la partecipazione alla guerra di Crimea (1855) e la ricera dell’alleanza con la Francia di Napoleone III in funzione antiaustriaca. La vittoriosa Seconda guerra d’indipendenza rappresentò il momento più importante di questa politica che permise al Piemonte sabaudo di ottenere la Lombardia (armistizio di Villafranca, 11 VII 1859 ). Contro il parere di Cavour appoggiò segretamente la spedizione dei Mille. Ceduta Nizza e Savoia alla Francia e annesse le regioni centrali e meridionali della penisola fu proclamato re d’Italia (17 III 1861). Ottenuto il Veneto dalla guerra del 1866, approfittò del conflitto franco-prussiano (1870) per strappare Roma al papa (20 IX 1870) e portare a compimento l’unità nazionale.